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17 Maggio 2022
La kasherut insegna quali cibi si possono consumare e quali no. In realtà non è una semplice (e pesante…) lista di permessi e divieti bensì un mezzo importante per poter svolgere la nostra missione in questo mondo.
In ebraico, per dire vietato si usa la parola “asur” mentre la parola “mutar” si riferisce a ciò che è permesso. In realtà il senso delle parole è questo: asur significa “legato” mentre mutar significa “slegato”.
Ogni cosa esistente contiene energie divine (“scintille”) ivi nascoste che devono essere elevate alla loro fonte divina. Ciò avviene quando ogni oggetto fisico viene utilizzato per soddisfare la volontà divina. Così facendo si “riporta” la scintilla alla sua origine divina e con essa si causa una ascesa spirituale anche all'oggetto in cui era presente. Quando si consuma cibo e si utilizza l'energia da esso ricavata per poter poi servire D-o - studiando, pregando, aiutando il prossimo etc - si porta quel cibo in elevazione. Non solo, anche tutte le energie che son state investite per la sua produzione: le energie dell'agricoltore, dell'allevatore, del venditore e di chiunque altro sia stato coinvolto nella produzione.
Un cibo “asur” significa che è legato all'impurità e non può essere elevato; anzi, trascinerebbe con sé la persona stessa. Perciò è vietato. Un cibo “mutar” invece è slegato dall'impurità, dunque può essere elevato. Perciò è permesso. Ma qui comincia il lavoro: se verrà utilizzato per soddisfare la volontà di D-o- subirà un'elevazione alla spiritualità; altrimenti subirà una discesa nell'impurità. Ciò che è “legato” è dunque fuori discussione, mentre ciò che è “slegato” è nelle mani degli uomini: il suo destino è loro responsabilità, sia nel caso che ascenda che nel caso in cui si leghi ancora più saldamente a terra. Mangiare quindi diventa una parte fondamentale del servizio divino e comporta una grande responsabilità.
Ci sono due approcci alla vita: seguire i propri piaceri o dedicarsi allo scopo per cui si è stati creati. Il primo approccio porta a concepire la legge come una serie di divieti e di permessi: nell'indulgere nei piaceri, alcune cose vengono vietate e altre concesse. Il secondo approccio invece induce a cercare sempre dove e come portare a termine la missione spirituale: elevare la materia allo spirito. Dunque non consideriamo ciò che è “legato”, ma diamoci da fare per compiere il nostro servizio su ciò che è “slegato”: mangiare kasher significa essere concentrati sullo scopo della vita.
MA COME PUO' RIMEDIARE CHI HA MANGIATO CIBO NON KASHER?
La forza della Teshuvà è talmente potente da permettere al penitente di utilizzare le energie “legate” al servizio divino, e così elevarle; qualcosa che lo tzaddik non è in grado di fare! Va enfatizzato però che questa meraviglia può avvenire solo ed esclusivamente dopo aver peccato; provare a sfruttare questa forza in vista di una trasgressione futura alla legge divina, è assolutamente vietato e controproducente.
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